Per una vita degna

Titolo paro Ciudad Bolivar

Sciopero di Ciudad Bolivar

Sciopero civico indefinito nel sud di Bogotá
di Oscar Paciencia
Jamundí, 30 settembre 2017
Neppure il Papa è passato da Ciudad Bolivar durante la sua visita pastorale in Colombia all’inizio di questo mese. Forse gliela hanno voluta tenere nascosta viste le condizioni delle stradine che si inerpicano tra le case fatiscenti. Oppure per la puzza estrema che si respira attorno al bacino del fiume Tunjuelo, che attraversa il sud-sud di Ciudad Bolivar. Infatti tra Mochuelo Alto e Mochuelo Bajo esiste un cosiddetto ‘Relleno Sanitario‘ Doña Juana, un gigantescco buco che raccoglie la spazzatura a cielo aperto da 30 anni di tutta Bogotá, ma che gli abitanti bene (del NORD) vogliono distante dalle loro case. Settemila tonnellate al giorno di rifiuti di ogni tipo vengono scaricati in questa voragine artificiale scavata nella terra.
Questo territorio é in gran parte abitato da sfollati interni (per ragioni economiche o di guerra) che si inventano la vita riciclando materiali di scarto (vetro, carta, cartone, plastica) oppure continuando a fare i contadini nei piccoli recinti di terreno che inframmezzano le case o al margine di esse. Molti (oltre 3 milioni, tanto per dare una cifra) sono quelli che ogni mattina impiegano oltre 2 ore per arrivare a Bogotá NORD dove sono utilizzati (e molto mal pagati) nelle attivitá che rendono Bogotá quella che vediamo.
Esausti delle condizioni insalubri, della soppressione dei diritti civili e umani fondamentali, e in generale della miseria e del pericolo quotidiano (gruppi armati illegali), hanno deciso di proclamare uno sciopero civico indefinito “dal SUD-Tunjelo”, per “la veritá, la giustizia, la riparazione, e la garanzia di non ripetizione’. Non solo contro il rinnovo per altri 50 anni del basurerodi Doña Juana, ma per il rispetto integrale delle loro vite.
L’inizio dello sciopero civico, mercoledí 27 settembre, ha prodotto 9 zone di concentrazione, blocchi stradali con rallentamenti a singhiozzo del traffico e una serie di manifestazioni pacifiche, confluite all’ingresso del basurero di Doña Juana senza incidenti. Dato peró che l’interesse dello stato e del governo del Dipartimento piú che soddisfare le legittime esigenze degli abitanti (un tavolo di trattativa con alti funzionari) é quello di distogliere l’attenzione dai temi posti autonomamente dalla popolazione del SUD Tunjuelo, ha mandato oltre un migliaio di agenti tra polizia ed ESMAD a ‘convincere’ gli abitanti di quanto sia necessaria Doña Juana. Per fortuna nessun ferito; 15 fermati di cui 10 poi rilasciati. Associazioni per i Diritti Umani si sono fatti carico dei 5 rimasti nelle mani delle forze dell’ordine.
“La scommessa è la trasformazione. Si tratta di costruire un nuovo modo di pensare, un nuovo modo di relazionarsi, di recuperare concretamente il nostro bacino del Tunjuelo, garantendo tutti gli abitanti, per costruire un territorio di vita”. Cosí termina il proclama di convocazione, mentre lo sciopero civico continua.

EXISTE, EXISTE EL SUR TAMBIEN EXISTE…… ¡RESISTENCIA CARAJO, RESISTENCIA!
por Oscar Paciencia
Bogotá, 27 de septiembre de 2017
Video del evento. El largo día de movilización de las organizaciones sociales y ciudadanos de Ciudad Bolivar, SUR-Tunjuelo, presionados por un despliegue masivo de policía. Bloqueo de carreteras. Declaraciones de leaderes y leaderesas sociales, campesinas, trabajadores de Transmilenio, organizaciones de bases. Gente luchando hartas de la exclusión en ara de seguir organizandose.

foto Ciudad Bolivar per la vita degna

ELN: ordine di cessate il fuoco

Ordine di cessate il fuoco di Gabino, primo comandante del ELN
ELN-PAZ  –  29 settembre 2017
Compagni comandanti presenti territorio nazionale: oggi 29 settembre ordino a tutte le truppe presenti su tutto il territorio nazionale di cessare qualsiasi tipo di attivitá offensive. Il cessate il fuoco dovrá entrare in vigore il prossimo 1 di ottobre alle ore 0:00 fino al 9 di gennaio 2018 a le ore 0:00. Non ho alcun dubbio circa la vostra lealtá per adempiere a questo impegno, fino alle estreme conseguenze.
Nessun passo indietro, liberazione o morte.
Nicolás Rodríguez Bautista
29 Septiembre de 2017

“Paz con hambre no hay”

cese al fuego bilateral

di Oscar Paciencia
Jamundí – 25 settembre 2017
“Con la fame non ci sará alcuna pace” dicono in coro gli abitanti del piccolo villaggio di Paimadó sulle rive del Medio San Juan a quaranta minuti di navigazione dal capoluogo municipale di Istmina. Loro non hanno bisogno di essere politologi, economisti o qualche altra specie di intellettuale per comprendere che, fino ad ora, gli accordi dell’Avana (tra governo e FARC-EP) non hanno mitigato le drammatiche condizioni di vita che patiscono da sempre. Loro questa miseria la vivono giorno dopo giorno sulla propria pelle.
Gli abitanti delle comunitá al bordo di questi fiumi – San Juan e Sipi – hanno imparato un’arte: quella di restare vivi, facendo lo slaloom tra fenomeni atmosferici sempre piú frequenti, devastanti e l’invasione delle multinazionali del saccheggio di acqua, oro, biodiversitá; tra la mancanza di maestri, professori, scuole e la speranza di non ammalarsi, perché se succede la sopravvivenza diventa un terno al lotto; tra le norme che mettono fuori legge le loro attivitá nelle piccole miniere artigianali di oro, del legname e la pretesa del governo di stroncare la coltivazione di coca senza proposte realistiche circa la sostituzione e redditivitá delle coltivazioni lecite; tra la violenza perpetrata da tutti gli attori armati e l’abbandono di uno stato famelico e arrogante.
E la fantasia per sopravvivere non si ferma a questo: in una comunitá hanno addirittura costruito il percorso che ha portato a far sedere uno di fronte all’altro un comandante dell’ELN ed uno dei paramilitari, obbligandoli a patteggiare il rispetto del territorio, delle persone e delle atttivitá economiche del luogo.

Immagini dal San Juan e Sipi

Immagini delle Comunitá sui Fiumi San Juan (Medio) e Sipi del Chocó
foto di Oscar Paciencia
13 – 19 settembre 2017
Chocó, il dipartimento piú povero ed abbandonato della Colombia. Le comunitá di Bebedó, Boca di Soruco, Primavera, Calle Fuerte, Paimadó, Negria, San Miguel, Sipi e Chambacu – tra le altre – concretizzano alla vista, al tatto e all’odore un mondo che si tenta nascondere. Esse mostrano l’affronto peggiore che uno stato possa infliggere ai propri cittadini: l’oblio.

Cessate il fuoco ELN – Governo

cese al fuego bilateral

di Oscar Paciencia
Jamundí – 7 settembre 2017

“Al fine di concretizzare azioni e dinamiche umanitarie, il Governo Nazionale e l’Esercito di Liberazione Nazionale hanno concordato un cessate il fuoco bilaterale e temporaneo che riduca l’intensità del conflitto armato. Il suo obiettivo principale è quello di migliorare la situazione umanitaria della popolazione”
Il primo settembre le FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia -Ejercito del Pueblo) si sono costituite in partito politico, FARC (Fuerzas Alternativas del Común).
Tre giorni dopo a Quito, Ejercito de Liberación Nacional (ELN) e Governo colombiano hanno raggiunto un accordo sul cessate al fuoco bilaterale e temporaneo: a partire dal primo di ottobre fino al 12 di gennaio del prossimo anno non solo verranno silenziate le armi, ma le due parti si sono anche impegnate e sospendere le ostilitá.
Al momento non é dato sapere nel dettaglio quali “ostilitá” verranno cessate, dato che questo sará oggetto di un protocollo d’intesa che verrá negoziato tra le parti entro il 30 settembre.
I temi ipotizzati a carico dell’ELN, oggetto della sospensione, riguardano l’estorsione, il sequestro, le mine antiuomo, il reclutamento dei minori di 15 anni, gli attacchi alle infrastrutture comprese quelle petrolifere. Al Governo viene richiesto di rafforzare il sistema di Allerta Rapida col fine di proteggere i leader sociali, migliorare le condizioni carcerarie dei prigionieri eleni, di applicare finalmente la legge che depenalizza reati relativi alla protesta sociale e promuovere incontri tra la societá colombiana e la Mesa di Quito (tavolo delle trattative in corso ELN-Governo).
La verifica – ardua – del processo é affidata al governo, all’ ELN, alla ONU e alla Chiesa cattolica. Molte le difficoltá se si considera che nei territori implicati non esiste solo l’ELN come fattore armato (paramilitari, EPL, bande criminali – bacrim) e che non si hanno certezze sulla condivisione della scelta da parte di alcuni Fronti eleni.
Certo é che senza la potente spinta della societá organizzata del Chocó e la venuta del Papa, questa importante firma non ci sarebbe stata. Mentre questo secondo fattore si puó considerare inerziale (nel senso di approfittiamone), la determinazione delle molteplici e diversificate Organizzazioni Chocoane (Dipartimento del Nord Pacifico) nel rivendicare con forza la loro ‘Proposta di Accordo Umanitario ORA! nel Chocó presentata alla Mesa di Quito il 19 agosto scorso, hanno fatto in modo che le ragioni storiche dell’abbandono, della miseria, della violenza, delle morti e degli sfollamenti forzati emergessero dall’oblio voluto.

Histórico acuerdo entre Gobierno de Colombia y ELN de cese al fuego temporal
por Agencia EFE
4 de septiembre de 2017
A pocos días que el Papa Francisco pise el suelo colombiano, el gobierno de este País y la guerrrilla del’ Ejercito de Liberación Nacional ELN subscribieron un hístórico acuerdo de cese al fuego bilateral y temporal.

Quale pace per i minatori?

logo paro minero

Murales paz

di Oscar Paciencia
1 settembre 2017
Ci sono voluti 42 giorni di sciopero generale continuato; miniere d’oro deserte; negozi chiusi scuole distrutte; tre morti ufficiali e altre tre non contabilizzate; oltre 50 feriti e 20 arresti; centinaia di persone sfollate dalle loro abitazioni. E’ stata necessaria la pazienza della Mesa Minera e degli ottantamila abitanti tra Segovia e Remedios (piccole cittadine nel nordest di Antioquia), ma anche la loro determinazione nel resistere all’incursione della polizia, dei battaglioni speciali dell’ESMAD – Escuadrón Móvil Antidisturbios – autori dei tre omicidi e dei gruppi paramilitari, mai estinti in questa zona del Paese. Infine la resistenza civile, attrezzata a sopportare la mancanza di alimenti, inventandosi 36 cucine comunitarie sparse per Segovia e foraggiate dalla solidarietá; mantenendo in funzione l’unico centro di salute presente, costantemente circondato dalle forze dell’ordine; permettendo lo svago ai ragazzini e alle ragazzine proponendo attivitá ricreative.
Alla fine la disputa tra i minatori tradizionali di Segovia e Remedios da un lato e il governo nazionale, dipartimentale, l’impresa Gran Colombia Gold (canadese) dall’altro si é conclusa con la firma di un accordo accettato dai minatori e dalla Mesa Minera , loro rappresentante.
Rimane peró una domanda: se la Colombia ha fatto la pace con le FARC e (pare) si appresta a farla con l’ELN, di quale pace si tratta? Quali cambiamenti apporta questa pace nei territori, nell’economia, nella gestione dei conflitti, nelle rivendicazioni, nella convivenza, se occorrono ancora morti, sfollamenti, saccheggi, distruzioni provocati dallo stato?
E’ possibile considerare in pace i municipi di Segovia e Remedios?
PARO MINERO EN SEGOVIA Y REMEDIOS: CONTRA EL DESPOJO POR LA DIGNIDAD
por Fernando Álvarez de ASOVISNA
28 de agosto 2017
Los municipios de Remedios y Segovia se han caracterizado por su vocación minera. De las profundidades de su suelo se extrae metal precioso, oro, desde mediados del siglo XIX. Allí tuvieron asiento compañías mineras extranjeras, la última, Frontino Gold Mines dató de 1927, pero en 1975 se declaró en quiebra y en 1977 firmó un acuerdo concordatario que dejaba la empresa en dación de pago a pensionados y trabajadores, con administradores colombianos y la responsabilidad de crear un fondo para asegurar las pensiones adquiridas y las que se sucedieran a futuro. Una vez estableciera el fondo la empresa pasaría a mano de los trabajadores.

fotosegovia

Santos ganó. La Paz quien sabe.

juan-manuel-santos y multinacionales

Santos fué presidente de Colombia por segunda vez.
UNA SONRISA HACIA LAS TRANSNACIONALES
por Oscar Paciencia
Teniendo su ‘paz’ atrapada en las manos, con la complicidad del miedo por el Diablo (Zuluaga/Uribe) y cosquilleando una izquierda dorminda y sin recuerdo, Juan Manuel Santos ganó las mayoría de votos que les otorgaron las minorias de los colombianos entre todos los que tenían derecho a elegir.
Esto significa que de los 32.975.158 inscritos, el 53% de los colombianos no votaron. Y el 4% votó en blanco. Haora Colombia tiene un presidente con 7.816.684 amiguitos (algunos fieles, otros ‘utiles’), mientras quien sabe quien representará los otros 18.253.478 que tampoco votaron por Zuluaga.
Con el cuento de su ‘paz’ (ningun cambio estructural, ninguna democratización del poder, ninguna redistribición de la tierra, niguna abolición de ninguno de los 14 TLC), una ‘paz’ que vendió tambien a la izquierda instituciónal hasta la movimentista y alternativa, utilizando el mantra que “esto es el voto por la paz o por la guerra”. Pero su ‘paz’, no la del pueblo colombiano que (hasta el momento) tampoco está envolucrado en lo poquito (y mocho desconosido) en lo que pasa en la Avana.
Por el man y su séquito de admiradores se escrive ‘paz’ pero se lee ‘multinacionales’.
El único interes que tienen estos señores es cambiar para que nada cambie: permitir la misma esplotación del territorio, el mismo saqueo de riquezas, los mismos atropellos en contra de la población y la misma represión en contra de todos/as los y las inconformes.
Entonces: ¡pila compañeros! lo que nos espera es lo mismo así como es igual lo que nos toca: no perder la brújula y seguir en la lucha firme!

resultados


CUT: né Santos né Zuluaga!!

Intervista a Gabino

LA CENTRAL UNITARIA DE LOS TRABAJADORES – CUT – NON APPOGGIA NE’ SANTOS NE’ ZULUAGA
dal web del SINALTRAINAL
lunedì 10 giugno 2014
ELÍAS FONSECA CORTINA dell’ esecutivo nazionale della CUT, la Centrale Unitaria dei Lavoratori, aggregatore di moltissime sigle sindacali colombiane, smentisce le dichiarazioni apparse sul quotidiano EL TIEMPO, in cui si lascia intendere che la CUT abbia fatto dichiarazione di voto per Santos.
Un gruppo di dirigenti sindacali ha deciso di appoggiare la candidatura di Juan Manuel Santos nelle elezioni presidenziali del 15 di giugno. Tra i firmatari figurano otto dei ventuno membri del Comitato Esecutivo Nazionale della CUT. Nei mezzi di informazione si è diffusa l’inquietante errore che la CUT come organizzazione appoggia Juan Manuel Santos“.
Prosegue: “Nelle due riunioni della direzione Nazionale realizzate dall’attuale Comitato Esecutivo della CUT, abbiamo dichiarato che Juan Manuel Santos e Oscar Iván Zuluaga assieme ai loro capi della campagna elettorale, Cesar Gaviria e Álvaro Uribe, rappresentano l’essenza del modello economico che strozza la nazione.
Se per Fonseca Cortina nessuno dei due candidati merita l’appoggio, essendo stati entrambi parte di governi che hanno provocato gravi danni alla popolazione, anche l’argomento pace non deve essere strumentalizzato: “Se in maniera corretta é stato evidenziato che Colombia ha bisogno di una soluzione politica al conflitto armato interno, si sottolinea che la pace non passa per la rielezione di Santos: non si puó abusare dell’anelito di pace per lasciar correre i programmi degli attuali condidati. La dichiarazione di questo gruppo di sindacalisti sta abusando del desiderio che ha la Colombia intera affinché termini il conflitto.
Anche il piú grande sindacato degli alimentaristi colombiano, affiliato alla CUT, il SINALTRAINAL, nelle parole del suo presidente, Javier Correa, afferma che “o si vota in bianco o ci si astiene.

ELN e Governo affrontano la pace

Intervista a Gabino

COMUNICATO CONGIUNTO N.1
lunedì 10 giugno 2014
Le delegazioni del Governo Nazionale e dell’ Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) informano che:
  1. Il Governo Nazionale e l’ ELN hanno dato inizio a una fase esplorativa di conversazioni nel passato gennaio 2014 dopo una serie di contatti e riunioni che hanno avuto luogo durante il 2013. L’obiettivo di questa fase esplorativa è concordare una agenda e la cornice del processo che renda possibile la fine del conflitto e la costruzione di un pace stabile e durevole per Colombia.
  2. Le delegazioni hanno accordato che l’agenda di conversazioni includerà il tema delle vittime e la partecipazione della società. Gli altri temi verranno decisi in seguito.

COLOMBIA. SANTOS ANNUNCIA PROCESSO DI PACE CON ELN. A 5 GIORNI DAL BALLOTTAGGIO.
da EURONEWS – 10 giugno 2014
Un nuovo passo verso la fine di un conflitto in corso da 50 anni. Il governo colombiano apre ufficialmente un processo di pace con l’Esercito di Liberazione Nazionale, la seconda guerriglia nel Paese dopo le Farc. Bogotà e l’Eln hanno rivelato l’esistenza di una fase esplorativa di negoziati avviata lo scorso anno.

DIÁLOGO PARA SALVAR COLOMBIA.
da HISPANTV – 10 giugno 2014
El presidente de Colombia, Juan Manuel Santos, anunció el inicio de los diálogos exploratorios con el Ejército de Liberación Nacional (ELN). Santos destacó que en el caso de que llegue a iniciarse un proceso de paz con el ELN este se integrará con el que se desarrolla actualmente con las FARC en La Habana.

COLOMBIA: SE INICIA EL DIÁLOGO DE PAZ ENTRE EL GOBIERNO E ELN.
da RUSSIAN TV – 10 giugno 2014
El periodista Ramón Jimeno opina que aunque la mayoría de los ciudadanos ha recibido esta noticia con mucha alegría, hay otra parte que considera este paso como un intento del presidente de Colombia, Juan Manuel Santos, de ganar puntos en cara de la segunda vuelta de las presidenciales del 15 de junio.

¡¡ Presidente presidente !!

Presidente 2014

Santos o Zuluaga?
Una scelta impossibile.
Il primo turno di votazioni per eleggere il nuovo presidente della repubblica colombiana del 25 maggio scorso, dove l’astensione (voto in bianco, nullo, bassissima partecipazione alle urne) l’ha fatta da padrone, non ha prodotto un vincitore.
Ora si contendono la poltrona l’attuale presidente Juan Manuel Santos, figlio della borghesia Bogotana, e Oscar Iván Zuluaga, caudillo dell’ex-presidente Álvaro Uribe Vélez; entrambi – nella definizione di Emmanuel Rozental – “burattini di turno del capitale trasnazionale e del Pentagono”.
Il 15 giugno prossimo, giornata finale del secondo turno elettivo, è stato trasformato in data trascendentale: o vince Santos, ‘paladino della pace’ o vince il ‘barbaro’ Zuluaga, prospettando in questo caso, un’apoteosi di miseria e guerra.
Nella maggior parte dei media colombiani (massificati o in quasi tutti quelli alternativi) il ‘voto utile’ è diventato il mantra quotidiano. La paura del ‘diavolo’ Zuluaga viene iniettata a manbassa nelle coscienze per spingere a votare per la destra ‘pacificatrice’ contro l’altra destra ‘guerrafondaia’.
C’è però una parte di società (organizzata o meno) che con i pochi mezzi che possiede riconosce come falsa la dicotomina tra Zuluaga e Santos, mentre identifica la vera scelta tra chi rappresenta la continuità neoliberale – Santos-Zuluaga – e chi la sua rottura: il voto in bianco

Sembra che la paura confonda molto le idee.
Compreso alle Sinistre colombiane.
da HispanTV – 5 maggio 2014
di Alvaro Altamiranda
La maggior parte delle diverse anime della sinistra colombiana ha deciso di sostenere la ricerca della pace in Colombia. Persino la sinistra più radicale ritiene che l’opzione meno dannosa per il paese è la candidatura del presidente Santos, e per questo scelgono di accompagnare la sua candidatura verso la rielezione.

Pare invece che le FARC-EP e l’ ELN le idee le abbiano chiare.
(Almeno sulla carta)
LA DEMAGOGIA ELETTORALE USA LA PACE
da Voces de Colombia – ELN
Rivista del 2-8 maggio 2014 </>

“… La pace tanto agognata `rimasta intrappolata nella battaglia elettorale. Uribe cerca di screditare Santos, affermando che “all’Avana si sta pattuendo una pace impune” mentre Santos cerca di convincere gli elettori, dicendo che se votano per lui, “molto presto le guerriglie si smobilliteranno e si arriver´alla pace in Colombia”.
Per l’uno e l’altro la pace si riduce a far sparire i guerriglieri, affinchè lo sfruttamento economico, la dominazione politica, l’esclusione sociale e la svendita della sovranità nazionale, possano ancora prevalere.”
“.. Nel secondo turno elettorale, i due candidati prendono la Pace in ostaggio e instillano la paura, per spaventare gli elettori ognuno contro il suo avversario. Uribe allude al fantasma dicendo che “Santos sta consegnando il Paese al Castro-Chavismo”, mentre Santos spaventa con la storia secondo cui “ecco che arriva la grande volpe cattiva Zuluaga a perpetuare la guerra e il narcoparamilitarismo. La verità è che entrambi i progetti oligarchici sono molto simili nello promuovere la guerra contro il popolo.”
LA CHIUSURA DELLE FARC CONTRO SANTOS
da Semana
Comunicato FARC-EP del 5 maggio 2014

Il leader massimo delle FARC, Rodrigo Londoño Echeverri, ‘Timoshenko’, ha criticato aspramente il presidente Juan Manuel Santos, accusandolo di essere “guerrafondaio” e ha ricordato che “il male si può presentare come uomo di pace”. Ha pianto di felicità alla notizia dell’ “assassinio del comandante Alfonso Cano” da lui stesso ordinato quando era ministro della difesa.
Per Timochenko, Santos è la stessa cosa del candidato del Centro Democratico, Oscar Ivan Zuluaga. In un comunicato dalle “Montagne della Colombia”, firmato il 27 maggio, ma pubblicato oggi, “Timoshenko”, ha smentito il mantra di Santos secondo cui votare per la sua rielezione manterrebbe in vita i negoziati di pace tra il governo e le FARC all’ Avana, mentre appoggiare Zuluaga significherebbe perpetuare la guerra.
“Crediamo giusto affermare che la scelta tra queste due opzioni non corrisponde alla verità. Il plebiscito su questa alternativa non è altro che una finzione, uno scenario mediatico che cerca di colpevolizzare la stragrande maggioranza dei colombiani, dando loro la responsabilità di una guerra i cui unici veri responsabili sono le due fazioni politiche oligarchiche e violente che si stanno disputando oggi il controllo dello stato in Colombia”, ha detto Timochenko.

¡¡ Presidente … en Blanco!!

Presidente 2014 Voto en Blanco

Il terzo incomodo tra Santos e Zuluaga:
il voto in bianco.
Sono minime le forze che in Colombia stanno puntando sul voto in bianco. Anche a sinistra (istituzionale o extraparlamentare) le indicazioni di voto per il ballottaggio del 15 giugno prossimo sono per l’attuale presidente Juan Manuel Santos, ministro della guerra nel precedente governo di Uribe, oggi impegnato nella rielezione tenendo in ostaggio i dialoghi di pace in corso all’Avana con le FARC-EP. Le motivazioni si fondano spesso sulla paura del ‘peggio’ (Zuluaga/Uribe), sul ‘voto utile’ a favorire la pace.
Una pace peró che per nessuno dei due candidati ha mai coinciso con un cambio strutturale della societá, verso una democrazia compiuta, distribuendo la ricchezza e le terre in maniera equa. Una pace che veda protagonista il popolo colombiano.
Anche la sinistra colombiana sembra essere caduta nel tranello posto dal sistema neoliberale: scegliere tra una destra moderna e ‘illuminata’ o una destra arcaica e latifondista. Ossia invitare a scegliere tra il minore dei due mali, quando l’origine di entrambi é rappresentato dallo stesso modello.
Lo sappiamo bene noi qui in Europa e in Italia particolarmente cosa ha voluto dire, passo dopo passo, seguire gli inviti a scegliere ‘il male minore’…
Esiste una possibilitá formale per manifestare reale dissenso dal modello, una affermazione di rottura con la politicheria – venga da dove venga – che seppure non potrá miracolare Colombia, potrebbe generare un terremoto politico.
Il voto in bianco, cosí come vuole la costituzione del 1991, nel caso superasse i voti dei candidati, obbligherebbe le fazioni in lizza a proporre due soggetti differenti da quelli odierni.
Ma oltre a questo dimostrerebbe, davvero, che una alternativa concreta é possibile, senza desertificare la protesta, incanalandola e facendola assorbire progressivamente dal sistema che vorrebbe distruggere.

Il voto in bianco è la nostra opzione contro il regime:
non votare in bianco è votare per il fascismo e contro la pace
da Pueblos en Camino – 30 maggio 2014
di Emmanuel Rozental
“… Quando le schede bianche costituiscono la maggioranza assoluta
in relazione alla votazione, essendo elezioni sulla persona,
non si possono presentate gli stessi candidati…”
Articolo 258 della Costituzione di Colombia 1991
Questa è la prima volta in Colombia che si presenta la possibilità di dare espressione al rifiuto del regime e del sistema attraverso le elezioni, col voto in bianco, che avrebbe conseguenze immediate e decisive per un altra Colombia possibile. Infatti, nonostante tutta la confusione e il chiaccericcio, le cose sono chiare: o si vota per il sistema, per la sua lunga storia di guerra e di terrore, di orrori, abusi, espropri, furti e menzogne, o si vota attivamente, massicciamente, contro tutta questa macchina e contro tutti i partiti.
O si vota per Uribe/Zuluaga-Santismo che sono i burattini di turno del capitale transnazionale e del Pentagono, o si vota in bianco, per far sì che nessuno dei due possa essere candidato di nuovo, nel caso in cui il voto in bianco raggiunga la maggioranza assoluta o, in caso di un volume di voti significativo, formalizzare la parola e la posizione di un’alternativa a questo regime stantio, marcio e terribile che ha raggiunto oggi il punto più buio della nostra storia.

C’è rabbia e dolore in quello che dico perché la strada che ci porta a questo inferno è lastricata dall’ambizione, dalla vanità, dall’arroganza e dal desiderio di entrare a far parte di un regime in nome della rivoluzione. Ciò ha richiesto anche la negazione sistematica fino a questo momento, volta a riconoscere errori e indicare obiettivi dentro e non contro il regime.

Quando nel momento delle elezioni vengono i candidati presidenziali
con la loro macchina di morte, eleggiamo la vita.
da Nasa ACIN – 31 maggio 2014
di Tejido de comunicacion
E’ adesso che la crociata per la pace Santos mostra il suo vero volto, che è marcio. E ‘una contraddizione credere che appoggiare la pace con la “pace” elettorale – non solo nella sua campagna per la rielezione, ma da quando sono iniziati i colloqui con le FARC -. Non è possibile che chi ha fatto la guerra faccia la pace. Le cose devono essere chiamate con il loro nome, ciò che sì sarebbe possibile è chiedere agli armati di abbandonare i fucili e smettere di ucciderci, questa, sarebbe l’obiettivo dei dialoghi dell’Avana, e la PACE, quella vera lasciarla costruire ai popoli, alla gente di base, dal basso.
Queste votazioni hanno lasciano un precedente importante. a Piedras – Tolima, ha vinto il voto in bianco come supporto alla consultazione dello scorso anno, in cui la comunità ha respinto lo sfruttamento minerario della multinazionale AngloGold Ashanti. Un voto che favorisca qualsiasi dei due candidati che hanno superato il primo turno sarebbe controproducente e contraddittorio, dato che Santos come Zuluaga sono sinonimo di sfruttamento delle miniere, soprattutto se guardiamo La Colosa, la miniera a cielo aperto più grande dell’ America Latina.
Si deve chiarire che non sono solo due le opzioni quando ora che si deve votare. Oltre ai due candidati, che davvero è come fosse uno solo (Santos e Uribe Zuluaga condividono le stesse politiche), esiste il voto in bianco, diritto politico dei colombiani. Anche se quest’ultimo non ha un peso giuridico è certamente un modo per protestare contro questa democrazia barbara e disumanizzante.