America Latina

IL NICARAGUA ROMPE RELAZIONI DIPLOMATICHE CON LA COLOMBIA

manifesto7 marzo 2008

Il Nicaragua ha annunciato ieri ufficialmente la rottura delle relazioni diplomatiche con la colombia. Il presidente Daniel Ortega , ricevendo il suo collega ecuadoriano Rafael Correa, è detto che questo è dovuto alle «azioni terroristiche» realizzate da Bogotà e al fatto che, a suo avviso, il governo del presidente Alvaro Uribe non rispetta una sentenza internazionale su una controversia di confine esistente fra i due paesi. Nel corso di una conferenza stampa Ortega ha precisato che il gesto va visto come un segno di solidarietà all’equador, che domenica ha annunciato l’interruzione delle relazioni diplomatiche, per l’attacco militare nel suo territorio, il primo marzo scorso, contro un accampamento dei guerriglieri colombiani delle FARC in cui ha perso la vita il «numero due» dell’organizzazine, Raul Reyes


Venezuela-Colombia

CARACAS INVIA TRUPPE AI CONFINI. OPPOSIZIONE IN PIAZZA A BOGOTA’

manifesto6 marzo 2008
di Guido Piccoli

Non poteva esserci un momento più difficile per la mobilitazione odierna in ricordo alle migliaia di vittime dimenticate del terrorismo di stato e del paramilitarismo, in realtà la risposta alla manifestazione del 4 febbraio scorso, sponsorizzata dal governo Uribe, che individuava un solo delitto (il sequestro di persona) e un solo colpevole della barbarie colombiana (le Farc). Il clima di guerra nella regione, creato dopo il bombardamento di sabato scorso in Ecuador che ha ammazzato il leader guerrigliero Raúl Reyes, rischia di stigmatizzare come «traditori della patria» quanti marceranno oggi in una ventina di città colombiane per chiedere «verità, giustizia e riparazione». Se il 4 febbraio scorso buona parte dell’apparato statale e molte imprese concessero un giorno di ferie pagato per il buon esito di un’iniziativa, chi manifesta oggi lo fa a proprio rischio e pericolo.
Da più parti stanno riprendendo gli attentati contro i difensori dei diritti umani. Non a caso il portavoce della manifestazione, Iván Cepeda, figlio di Manuel, l’ultimo senatore comunista ammazzato nel 1994, ha annunciato la presenza di duecento osservatori nazionali e internazionali. Tra le prime iniziative va ricordata la marcia verso Bogotà di cinquecento sfollati di Flandes nel Tolima, cominciata sul ponte sul rio Magdalena col lancio di diecimila fiori in ricordo di quanti colombiani sono stati gettati nel fiume, dopo essere stati uccisi e squartati. Tra le manifestazioni d’appoggio in Italia, un sit-in a piazza Campo dei Fiori a Roma alle 16.30 (convocata, tra gli altri, dal Comitato Carlos Fonseca, la Rete Colombia Vive, le organizzazioni di Enlazando Alternativas e i Colombiani in Italia) e una giornata in ricordo delle vittime del terrorismo statale, dalle 10 alle 17, davanti a Palazzo Nuovo in via Verdi (convocata dal Movice, con l’appoggio di Amnesty International).


elnCOMUNICATO DEL COMANDO CENTRALE ELN
da Indymedia Colombia
mercoldì, 5 marzo 2008

COLOMBIA NON PUO’ ESSERE L’ISRAELE DELL’AMERICA
COCE-ELN

Con profondo sentimento di solidarietà rivoluzionaria, inviamo il nostro saluto al Segretariato delle FARC ed a tutti i suoi membri, in questo momento di dolore per la scomparsa degna e conseguente del Compagno Raúl Reyes, e di altri agguerriti guerriglieri.
Si sbagliano i guerrafondai seguaci di Bush ed Uribe quando cantano vittoria per il colpo dato, loro non possono capire che ogni lottatore che cade compiendo il suo dovere, si trasforma in un simbolo di fermezza e di dignità per chi come noi segue nella lotta rivoluzionaria.
È di estrema preoccupazione che il governo della Colombia, sia strumento della politica espansionista e guerrafondaia del governo di Bush, così come lo è Israele per il Medio Oriente.
I fatti dimostrano dimostra che in questi luttuosi avvenimenti non avvennero a seguito di un combattimento ma di un massacro, che è falso che ci sia stata una situazione di scontro e altrettanto chiara la violazione del territorio ecuadoriano per mezzo di bombardamenti, sbarco di truppe e recupero di cadaveri come trofeo di guerra.

marcha 6 marzo bogota NEL MONDO,
CON LA COLOMBIA CHE RESISTE!

6 marzo 2008
Giornata Nazionale e Internazionale
per le vittime dei crimini di stato
per gli scomparsi, per gli sfollati, per i massacrati, per i giustiziati


  video  Ivan Zepeda intervistato da Caracol TV [1′:45”][ES]


camisetaPOR ELLOS

moviceINIZIATIVE  in Colombia   nel Mondo



manifesto redher colombiaRed de Hermandad y Solidaridad con Colombia [IT] [ES]


montreal pascMONTREAL Comunicado [ES]

in New YorkNEW YORK

manifesto ginevra GINEVRA   Comunicado [ES]

bernaBERNA



marcha a mdridMADRID Comunicado [ES]

marcha a mdridROMA Comunicato [IT] [ES]



LA GUERRA DI URIBE
logo manifesto mercoledì 5 marzo 2008
di Roberto Zanini

La vuole morta, Ingrid Betancourt. Ma soprattutto vuole che la guerra sopravviva, si moltiplichi, alimenti il circolo vizioso del sangue travestito da politica, il domino degli schieramenti diplomatici e degli aiuti incrociati (tutti quei dollari contro il narcotraffico finiti in tasche paramilitari…), la distribuzione di certificati di iscrizione a quel fantastico grimaldello delle democrazie detto «lotta al terrore».
Alvaro Uribe è il presidente della Colombia, un paese in guerra da quanto? trentacinque, quarant’anni, e domani saranno quarant’anni e un giorno, e poi un altro e un altro ancora. La Colombia è in guerra con se stessa e domani potrebbe esserlo con i suoi vicini, già si mobilitano battaglioni lungo i confini, a nord con il Venezuela di Chavez, a sud con l’Ecuador di Correa sorvolato e bombardato per colpire a morte Raul Reyes, l’uomo della guerriglia che trattava, quello con cui persino la Francia – non lo spericolato Chavez ma Kouchner – aveva aperto trattative, l’uomo che si nascondeva di meno e dialogava di più.


«Genocidio», Uribe accusa Chavez
Dopo l’uccisione di Raul Reyes, il leader colombiano attacca: «Voglio il Venezuela al Tribunale penale internazionale». Le «prove» dei finanziamenti alla guerriglia nel computer di Reyes. I «complimenti» di George W. Bush
di Guido Piccoli

Dagli insulti si è passati alle accuse formali. Anche se il passo successivo – alle armi – non sembra ancora probabile, la tensione tra la Colombia e i suoi vicini Ecuador e Venezuela s’infiamma di ora in ora. Dopo aver vissuto un isolamento pesante nel continente latinoamericano, Alvaro Uribe ha ricevuto i complimenti del suo sponsor George Bush, per l’impresa militare che sabato scorso ha ucciso Raúl Reyes e una ventina di guerriglieri delle Farc in territorio ecuadoriano. Ed è passato al contrattacco, forte di un appoggio che gli è arrivato anche dal Polo Democratico Alternativo (che non ha trovato di meglio che accusare Chávez di aver mancato di rispetto a Uribe) e di un’opinione pubblica ammaestrata dai media allineati come mai è successo in questi anni.

COMUNICATO DELLE FARC SULLA MORTE DI RAUL REYES
telesurIl gruppo gurerrigliero ha confermato l’assassinio del comandante che “è caduto compiendo la missione di concretizzare attraverso il presidente Chávez un incontro con il presidente Sarkozy”
TeleSUR  04/03/08 – 12:10

4 Marzo 2008
Comunicato

1. Informiamo al paese colombiano e l’opinione internazionale che è morto il comandante Raúl Reyes, rivoluzionario integro ed esemplare, che ha consegnato tutta la sua vita alla causa degli sfruttati, per la liberazione nazionale e la Patria Grande che sognò Bolivar. Rendiamo onore a lui e agli altri 15 guerriglieri caduti al suo fianco.
2. Il comandante, è caduto compiendo la missione di concretare attraverso il Presidente Chávez, un’intervista col presidente Sarkozy, dove si avanzasse nel trovare soluzioni alla situazione di Ingrid Betancurt e all’obiettivo dello scambio umanitario.
3. La perfidia dell’attacco, la perversità ed il cinismo bugiardo di Álvaro Uribe per deformare le circostanze della morte del comandante Raúl, non solo pericolosamente mettono in tensione le relazioni di questo governo con le repubbliche sorelle, ma colpiscono gravemente le possibilità dello Scambio Umanitario ed annullano la soluzione politica al conflitto con questo regime paramilitarizzato e pro-yankee.

RUMORI DI GUERRA IN AMERICA LATINA
logo manifesto martedì 4 marzo 2008
Il decennale conflitto in Colombia e il mancato riconoscimento delle Farc come attore politico sono alla base dell’esplosione di tensione tra stati delle ultime ore
di Guido Piccoli

A Bogotà nel piazzale del Canton Norte, la caserma più importante e famosa del paese, il presidente Alvaro Uribe circondato dall’intero vertice militare, definisce «eroe» il soldato professionale Carlos Hernández, unica vittima colombiana dell’incursione in territorio ecuadoriano successiva all’attacco aereo dell’accampamento guerrigliero di sabato scorso. A Caracas il presidente Hugo Chávez decreta un minuto di silenzio in omaggio al «rivoluzionario conseguente» Raúl Reyes, la vittima più importante del bombardamento descritto come un «codardo assassinio».
Accanto a Uribe stanno idealmente gli Usa, che gli hanno, tra l’altro, fornito la tecnologia e le bombe usate per individuare l’accampamento e ammazzare i guerriglieri che vi dormivano, l’Unione Europea che, con l’obiettivo della «governabilità», continua a finanziare il suo governo, qualche sparuto paese latinoamericano come il Perù, la stampa colombiana, mai così allineata come adesso, e, pur con qualche distinguo e imbarazzo, tutto lo schieramento politico, compreso il principale movimento d’opposizione, il Polo Democratico Alternativo


Tutti Contro la Colombia
Uribe isolato Truppe allertate in Venezuela ed Ecuador. Anche Lula contro il falco di Bogotà
di Guido Piccoli
Dalle guerra di parole alla guerra vera: il limite è sempre più vicino tra i Caraibi e le Ande. «Non sognarti di ripetere con noi quello che hai fatto all’Ecuador» ha detto a muso duro in televisione Hugo Chávez a Alvaro Uribe. L’uccisione del numero 3 delle Farc, Raúl Reyes, sta facendo esplodere l’America Latina. Per ora, la tensione è bollente tra la Colombia e l’Ecuador (il cui territorio è stato prima bombardato e poi invaso dal commando militare colombiano) e tra la Colombia e il Venezuela, già ai ferri corti per la contrastata mediazione di Chávez nella vicenda di Ingrid Betancourt e dei suo compagni di sventura. Mentre Chávez e il presidente dell’Ecuador Rafael Correa hanno chiamato «mafioso e assassino» e «spudorato bugiardo» Uribe, quest’ultimo ha sostenuto che i due paesi siano i santuari delle Farc. Le conseguenze sono pesanti: ambasciatori richiamati, chiusura delle sedi diplomatiche, ma anche dislocamento alla frontiera di decine di battaglioni, pronti a dar battaglia.

IL VENEZUELA CHIUDE L’AMBASCIATA A BOGOTA’ E INVIA TRUPPE ALLA FRONTIERA
chavezIl capo di stato ha ordinato al cancelliere Nicolás Maduro di trasferire tutti i funzionari della capitale Colombiana in Venezuela.
Nello stesso tempo ha ordinato al titolare della Difesa, Gustavo Rangel Briceño, di inviare dieci battaglioni per proteggere la frontiera colombo-venezuelana


Stampa Web YVKE (Heison Moreno)
Domenica 2 marzo 2008, 1,20 pm

Il presidente della Repubblica, Hugo Chávez, ha ordinato questa domenica durante la trasmissione del suo programma Aló, Presidente Nº 306, di chiudere l’ambasciata del Venezuela a Bogotà e far rientrare tutti i funzionari dalla Colombia.
Il capo di Stato ha anche dato ordini al ministro del Potere Popolare per la Difesa, Gustavo Rangel Briceño, affinché invii 10 battaglioni di carri armati e di mettere in volo aerei militari alla frontiera colombo-venezuelana. Allo stesso tempo il mandatario nazionale ha informato che il suo governo non assisterà all’incontro di UNASUR prevista in suolo colombiano.
Il presidente ecuadoriano, da parte sua Rafael Correa, ha ritirato questa domenica il suo ambasciatore da Bogotà e sta muovendo truppe verso il nord. L’ "Ecuador può contare su di noi per qualunque cosa, in qualunque circostanza", ha detto Chávez.
La decisione è stata presa da entrambi i mandatari a seguito dell’incursione del governo colombiano alla frontiera ecuadoriana senza autorizzazione, questo venerdì in ore notturne. “Non permetteremo all’impero nordamericano che è il padrone ed al presidente Uribe che è il suo cagnolino di dividerci", ha condannato Chávez.

URIBE TAGLIA ALLE FARC LA TESTA DI REYES
logo manifesto domenica 2 marzo 2008
Il capo guerrigliero ucciso in un bombardamento mirato in territorio ecuadoriano. E ora che ne sarà della Betancourt?
di Guido Piccoli

Il gran giorno è arrivato. Dopo 6 anni dal suo insediamento, Alvaro Uribe può finalmente esibire la testa di un capo guerrigliero. All’alba di ieri, in territorio ecuadoriano, tra i villaggi di Teteyé e Santa Rosa, a due chilometri dal rio Putumayo che fa da frontiera con la Colombia, un bombardamento mirato della forz speciale «Tarea Omega» ha ucciso una ventina di guerriglieri, tra i quali due membri del Segretariato: Guillermo enrique Torres, soprannominato Julian Conrado, ma soprattutto Raúl Reyes, al secolo Luis Edgar Devia, che nella gerarchia delle FARC era secondo solo al leader storico Manuel Marulanda, detto Tirofijo, e al comandante militare, il Mono Jojoy..


Uomo della «linea dura» che trattava
Il sessantenne
Raúl Reyes non rappresentava solamente la proiezione internazionale delle FARC, l’uomo che gestiva i contatti diplomatici con Caracas, Quito e Parigi e, per questo dirigente decisivo in quest’epoca di trattative segrete per arrivare al cosiddetto «scambio umanitario». Raúl era anche il genero del gran capo Tirofijo, avendone sposato la figlia, Olga Marín che, fino a una quindicina di anni fa, era la rappresentante guerrigliera in europa.