Comunita’ Belasqueros – Flore Amarillo – Municipio di TAME (Arauca)

Parole di Dario, rappresentante indigeno 11 comunita’ U’wa e le 24 Guahibos.

 

Lunedi’ 1 settembre 2003

 

Faccio parte dell’asociazione di Cabildos a livello dipartimentale e di ASCATIDAR, ne sono il presidente e rappresento le 35 comunita’ di indigeni presnti nel dipartimento.

Qui, nel municipio di Tame esiste una problematica specifica, ma a esite anche un problema molto serio a livello di tutto il Dipartimento di Arauca. Esiste il problema del desplazamiento del popolo indigeno Iquani, nella zona di Betoyes.

Come hanno detto i compagni indigeni che mi hanno preceduto, non c’e’ rispetto verso di noi. Noi siamo una istituzione cosi’ come lo e’ il governo colombiano. Pero’, altrettanto, tra di noi non siamo stati in grado di conquistare una relazione mutua tra tutti i popoli indigeni. Questo avverra’ sicuramente perche’ come stanno oggi le cose, i governanti non rispettano il territorio indigeno, non rispettano la cultura, non rispettano la unita’, non rispettano la nostra autonomia, come popolo indigeno.

Noi siamo un solo popolo, che costruisce attraverso se stesso il proprio essere sociale di popolo indigeno. E non esiste solo il problema per gli indigeni, ma esistono anche i contadini, i settori sociali ed anche loro pagano le conseguenze di questa situazione: sono incarcerati. In questi giorni in Saravena hanno arrestato piu’ di un leader ed ora stanno nel carcere di Bogota’. Questo ci rende tristi. Stanno in Bogota’ senza nessuna colpa, perche’ il governo prende queste persone che come noi, non hanno fatto niente e li mette nella Picota (il carcere ndt), soffrendo. Dove ci stanno portando, a noi, come popolo, come contadini? A noi, popolo indigeno, i contadini ci hanno appoggiato molto. In passato ci sono state incomprensioni tra contadini e indigeni, pero’ adesso i contadini si sono relazionati con noi in una maniera molto buona.

Come hanno detto molto bene i Capitani e i compagni indigeni che hanno parlato prima di me, oggi perfino noi leader indigeni siamo minacciati dalla violenza. Noi non capiamo perche’ ci vogliono coinvolgere in questa guerra. La guerra non e’ tra di noi. La guerra e’ tra di loro. Si stanno uccidendo tra colombiani. Sono loro. Noi indigeni non sappiamo del perche’ di questa guerra. Noialtri non abbiamo fucili qui. Questo modo appartiene ad un’altra cultura. La nostra cultura, le nostre abitudini i nostri usi tradizionali sono diversi. Vedete delle armi qui? Noi non abbiamo armi! Appena le stampelle di questo signore (indicando un uomo a cui mancava una gamba e con le stampelle ndt).

Tutto quello che chiediamo a partire dal livello nazionale fino ad arrivare a livello internazionale e’ una commissione. Chiedere che altri fratelli di comunita’ indigene internazionali vengano a vedere la nostra condizione, a vedere il tipo di problema che sta’ nascendo a livello del dipartimento. Qui la situazione e’ molto critica. Noi non sappiamo con chi abbiamo a che fare e neppure comprendiamo il loro atteggiamento.

Lo stesso esercito, come ha appena terminato di dire chi mi ha preceduto, si veste da paramilitare!! E dicono che sono un Governo!! Ma anche noi siamo un Governo! Noi siamo una Nazione, da 512 anni di lotta. Facendola finita con il primo indigeno, la faranno finita con tutto, non solo gli indigeni… uccidendo gli indigeni anche il mondo morira’. Perche’ noi stiamo proteggendo la natura, il bianco non lo fa. Custodiamo il medio ambiente, la fauna, la flora. E sappiamo come farlo. Pero’ il bianco non custodisce. Lo stato non custodisce, la unica cosa che vuole e’ sempre piu’ denaro. Vuole distruggere. Vuole rendere sempre piu’ poveri i poveri. Vuole comperare piu’ armi per uccidere il suo stesso popolo. Noi indigeni non vogliamo questo. Non vogliamo questo presidente. La politia di Uribe e’ quella di farla finita. Farla finita con tutto. Noi lo sappiamo.

Ed oltre questo, c’e l’ ALCA. L’ ALCA e’ una impresa multinazionale la quale attraverso la legge, comincia a fare piani sul territorio indigeno. Questo noi non lo permetteremo. Per questo motivo abbiamo l’obbligo di unirci, avere piu’ forza. Pero’ non con le armi, noi lottiamo con la mente, con il nostro sentimento. Questo sentimento di lotta che ci portiamo dietro da 512 anni ci ha permesso di resitere come popolo indigeno.

Inoltre ci sono persone, diciamo i paramilitari, che vanno dicendo cose false. Per primo violano le donne, facendo cose sbagliate, che non devono fare. Cosa sta’ dunque succedendo? Stanno violando il diritto umanitario. Ma dove andiamo a finire per questa strada? Dove andiamo a finire noi, popoli indigeni? Come diciamo noi: nelle citta’ non possiamo vivere. Noi possiamo vivere solo sulla nostra terra, perche’ il nostro territorio e’ buono: quando c’e’ la terra c’e salute, c’e’ educazione, c’e’ produzione che permette di mantenerci, c’e’ la medicina tradizionale. Questo e’ quello che chiediamo: la terra e che abbiano rispetto. Noi siamo una autorita’ uguale alla loro. Siamo una nazione. Siamo pochi, ma siamo una nazione!