Denuncia della Fondazione per i Diritti Umani “Joel Sierra
TORTURE NEGLI UFFICI DELLA POLIZIA DI SARAVENA
Saravena, Arauca. 11 maggio 2007

saravena policiaNONOSTANTE CHE IN DIFFERENTI TRATATI E ACCORDI INTERNAZIONALI, RATIFICATI E SOTTOSCRITTI DALLO STATO COLOMBIANO, IN CUI SI PROIBISCE L’USO DELLA TORTURA IN TUTTE LE SUE FORME, NELLA STAZIONE DI POLIZIA DI SARAVENA QUESTA SI CONVERTE IN UNA PRATICA QUOTIDIANA.
Così racconta la giovane Sandra YAMILE:
"stavamo nella Cevichería Il Vecchio ed Il Mare, insieme a mio fratello, mia figlia ed un amico; ad un certo punto sono arrivati alcuni uomini in abiti civili e tra essi un poliziotto in uniforme e,vedendoci sono rimasti. Noi finiamo di cenare, mio fratello pagò il conto quindi siamo usciti per andare casa. Allora quegli uomini sono usciti e ci hanno circondati, hanno subito chiamato il camioncino argentato della polizia e ci hanno portarono alla stazione. Lì a mio fratello lo fecero entrare in una stanza e dopo 40 minuti uscì con la tutta la faccia livida.
Poi fecero entrare SAUL, ed anche lui, dopo 40 minuti uscì tutto colpito. In un momento di disattenzione dei poliziotti potei domandare a mio fratello che gli avevano fatto ed lui mi rispose "quasi mi ammazzano, mi hanno messo la testa in una borsa plastica e quasi mi soffocano, inoltre mi hanno tirato pugni e calci." A me mi hanno insultato, dicendomi di collaborare con loro,e dato che io non volevo dire niente, dissero che comunque sarebbero andati a verificare e che ce l’avrebbero fatta pagare, mi insultarono nuovamente e dissero che ci cercassimo un avvocato perché avrebbero fatto le carte per la denuncia. Mio fratello ALEXI passò la notte ammanettato ad una finestra e a me mi lasciarono in una stanzetta con mia figlia Camila di cinque anni. Oggi, verso le 6:20 di mattina circa, ho visto mentre entravano alcuni uomini vestiti in abiti civili e tirarono fuori mio fratello e SAUL, abbastanza colpiti nel viso, e li fecero salire su di un camioncino color platino e in un’auto blindata, quindi entrò un uomo in abiti civili, mi fotografò ed annotò i miei dati personali in un libretto, poi andò sulle auto che trasportavano ALEXI e SAUL, a me e mia figlia ci lasciarono liberi dopo 20 minuti
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