Indigeni verso guerriglieri

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Se le parole di Camilo González Posso, in risposta alla lettera del comandante Timocenko dele FARC-EP, rappresentano il pensero di tutta l’organizzazione indigena dei Cabildos del Nord del Cauca, allora occorrerà molta pazienza e capacità di mediazione per unificare le lotte rappresentate in forme molto differenti tra loro.
Posso scrive tra l’altro:“Le posizioni di non violenza impugnate dagli indigeni del Cauca sono inconciliabili con l’idea delle FARC secondo cui essi sarebbero popolo in armi, obbligai da un destino che non controllano a fare la guerra ovunque giudichino necessario. Al cntrario l’ACIN ha detto loro che gli indigeni del Cauca non sono in guerra contro nessuno e che hanno scelto la “minga” (processo collettivo e organizzativo di iniziative politiche, ndt) , la mobilitazione inerme e con la forza della parola come via efficace per difendere la loro causa. È evidente che fra tutti i messaggi che non piacciono al comandante delle FARC, quello che più lo irrita è l’affermazione indigena secondo la quale la lotta armata presente ggi in Colombia è un’opzione sbagliata e contraria alle lotta popolare. Nessuno prima d’ora e con tanta autorità, aveva detto loro che non esiste una guerra imposta, bensì decisioni politiche che portano a scegliere di continuare in armi. In altre parole, gli hanno detto attraverso lettere o bruciando i fucili, che stanno combattendo una guerra illegittima, convertita in ostacolo per la difesa delle rivendicazioni per la democrazia e per una vita decente.”