OPERAZIONI SOTTO COPERTURA CONTRO GLI INDIGENI IL BATTAGLIONE AYACUCHO: SI PRESENTANO COME PARAMILITARI

bossoli5 dicembre 2006 – Azione Urgente di REINICIAR
traduzione di Oscar Paciencia

La Corporazione per la Difesa e Promozione de Diritti umani – REINICIAR, Organizzazione Non Governativa per i Diritti umani, si permette di denunciare agli Organismi per i Diritti umani e l’opinione pubblica nazionale ed internazionale, i fatti successi il giorno 30 novembre del 2006, nella Comunità indigena Embera-Chami di Portachuelo ubicato nella Riserva di Cañamomo Lomaprieta appartenente ai municipi di Riosucio y Supía (Dipartimento di Caldas), a cui dal 15 di marzo del 2002, la Commissione Interamericana per i Diritti umani, ha concesso le misure cautelative, per proteggere la vita e l’integrità personale. I fatti:
1. Alle 8 di sera del giorno 30 novembre di 2006, la comunità di Portachuelo era riunita nel Centro Culturale, preparando l’Assemblea Costitutiva dell’Associazione di Paneleros (panela: composto dolcificante prodotto dalla canna da zucchero) della Riserva Indigena di Cañamomo e Lomaprieta, già programmata per il giorno 4 di dicembre di quest’ anno. Alla stessa ora, alcune, persone della comunità di Paneso, limitrofa a quella di Portachuelo, allertano telefonicamente della presenza di sei uomini incappucciati su tre motociclette, che trasportano in maniera visibile armi grandi e piccole.
2. Verso le 8:30 , i sei uomini arrivano alla Comunità Indigena di Portachuelo, con le luci delle motociclette spente, e si dirigono all’abitazione dei comuneros (abitanti della comunità) indigeni, dove risiede Luís Fernando Hernández Trejos di 21 anni. In casa era presente Luís Fernando con altre 6 persone, di cui 5 tra i 2 e i 15 anni di età.

Passeggiata sull’Altopiano

paesaggio paramodi Julia
Novembre 2006

Nella camminata sull’Altopiano tra Silvia e Belalcázar, nella riserva indigena di Mosoco, il visitatore rimane innamorato dell’aspra bellezza di questa specialissima vegetazione, delle differenti gradazioni di verde, giallo e marron, delle panoramiche che si aprono sulle valli e montagne.
Improvvisamente però ci si sorprende della presenza della brigata contro-guerriglia mobile, lassù in cima, ma adesso al visitatore interessano altre cose.

Se si ha fortuna e un indigeno invita nella sua piccola fattoria, ci si può scaldare attorno al fuoco acceso in cucina, unico luogo della casa che protegge dal freddo e che illumina dal tramonto fino all’ora di andare a dormire, e approfittare di una spessa zuppa di mais, habas, patate e olluco che riscalda lo stomaco e l’anima.

[versione IT]  [version ES]

La Anglogold Ashanti Mines nelle miniere su territorio indigeno
da Prensa Rural – 3 novembre 2005
dalla redazione Nasa                                                                      [versione ES]

nonnoFotografie dell’Altopiano
di Julia
novembre 2006
[foto]
[carta geografica]


Scontro ELN – FARC EP, condanne a leader sociali, estrazione di petrolio.
ARAUCA SENZA TREGUA
di Oscar Paciencia
carroarmatoIn Arauca lo scontro militare in atto tra le forze guerrigliere dell’ELN e delle FARC EP continua a lasciare morti sul terreno contadini ed indigeni che nulla hanno a che fare con le ragioni dello scontro, mentre un giudice condanna 19 persone arrestate nel 2003 a Saravena per delitto di ribellione. Tra di loro ci sono leader di comunità, insegnanti, agricoltori e sindacalisti ed anche appartenenti all’apparato amministrativo di Saravena. Gli Indigeni U’WA denunciano il progetto di estrazione petrolifera denominato Gibilterra 1, dove il presidente Uribe Velez annuncia che verrà estratto ‘con le buone o con le cattive‘.


Denuncia ONIC / ASCATIDAR sullo scontro FARC EP – ELN


indigeni uwaFotografie della comunità U’WA
di Chivariquia colpita dallo scontro FARC EP – ELN
Agosto 2003   

[foto]

Denuncia ADUC sullo scontro FARC EP – ELN


Denuncia Indigeni U’WA sulla  estrazione di petrolio (Gibilterrra 1)


[versione IT]    [version ES]

da Meridiano 70 articolo sulle detenzioni massicce dell’ultimo mese


Missione Internazionale di verifica sulla situazione dei diritti umani dei popoli indigeni colombiani

Dichiarazione finale

indigenidi A SUD da O.N.I.C.  19 – 29 settembre 2006
 
Di fronte all’aggravarsi della crisi umanitaria delle Comunità indigene in Colombia, le principali organizzazioni indigene, riunite nel Consiglio Nazionale Indigeno di Pace, hanno convocato una Missione Internazionale dal carattere indipendente per dare seguito alle raccomandazioni fatte nel 2004 dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali delle popolazioni indigene, Rodolfo Stavenhagen.

Tra il 19 e il 29 settembre 2006 questa Missione internazionale di verifica sulla situazione umanitaria e dei diritti umani delle popolazioni indigene della Colombia, ha voluto verificare lo stato di adempimento delle raccomandazioni e la situazione attuale delle popolazioni indigene, e si è posta come obiettivo quello di produrre un rapporto che permetta alla Comunità Internazionale di sollecitare al governo colombiano l’adempimento agli accordi e agli impegni di ordine internazionale e nazionale, in relazione al rispetto dei diritti dei popoli indigeni.

Alla Missione hanno partecipato le organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani della società civile di Europa, dell’America Latina, degli Stati Uniti e del Canada, insieme ad osservatori delle agenzie delle Nazioni Unite, dell’ambasciata della Svizzera, dell’ambasciata della Germania, della delegazione della Commissione Europea e del MAPP-OEA. La missione ha visitato cinque regioni: la Sierra Nevada di Santa Marta, l’Alto Sinú Cordoba, il dipartimento di Arauca, il dipartimento del Cauca ed il dipartimento del Guaviare. In ogni regione la missione ha realizzato delle interviste alle comunità indigene e alle loro organizzazioni, ha raccolto le testimonianze delle vittime delle violazioni dei diritti umani e degli abusi al diritto umanitario internazionale, ha incontrato le autorità locali civili e militari e i rappresentanti degli organismi dicontrollo nazionale.


Dichiarazione finale [versione IT]  [version ES]
audio Radio Città Aperta: intervista a Giuseppe De Marzo [21/10/2006]

joven Immagini della Missione di Verifica sulla condizione Indigena in Colombia

dalla pagina di
O.N.I.C.

[Foto]


titolojambaloZumbico-Fabian-Hurtado

Fabian Hurtado, 10 anni, indigeno, ucciso da una bomba lanciata dall’esercito nazionale

di Julia / ASOINCA

Il 16 settembre del 2006, nella notte, si sono riunite circa 2.500 persone nella frazione Zumbido, nella riserva indigena di Jambaló, a nord del dipartimento del Cauca, per celebrare il "Giorno di Amore ed Amicizia" con un bingo. A mezzanotte, la truppa del Battaglione Pichincha, ascritta alla Terza Brigata, ha lanciato un mortaio dall’ accampamento militare situato vicino all’edifico del locale liceo del capoluogo municipale, verso la comunità, che è esploso a cinque metri della casa del signore Bautista Yule Rivera, causandogli varie ferite da scheggia nella parte inferiore del corpo. Le schegge sono entrate anche nel luogo in cui si stava svolgendo il bingo, ferendo a morte morte il bambino indigeno Wilder Fabián Rubato, di dieci anni.

[versione IT]    [versione ES]

Articolo da El Tiempo [ES]
Articolo da Radio Café Estereo [ES]
Articolo da El Turbion [ES]
Articolo da Indymedia Colombia [ES]


mortaioFotografie

[foto] di Julia / ASOINCA / Cabildo Indigena Jambaló

[foto] da Indymedia Colombia


IIa Missione di accompagnamento al Popolo Indigeno Kankuamo

 della Serra Nevada di Santa Marta
13 al 18 di Luglio
.

indigeni Oscar Paciencia / 24 agosto 2005

All’interno della strategia del Popolo Kankuamo di visibilizzare la propria problematica e di fortificare processo organizzativo di resistenza, conseguentemente al mandato del suo III Congresso, a Bogotà é stato creato il Tavolo di accompagnamento e solidarietà al popolo Kankuamo, che vede la partecipazione di organizzazioni sociali e patrocinatrici dei diritti umani.

Nei giorni dal 13 al 18 di Luglio, si è svolta la II Missione di accompagnamento al popolo Kankuamo, che partita da Bogotà ha percorso tutta la riserva per terminare in Valledupar per visitare le persone carcerate e interloquendo con le autorità civili e militari, per verificare se gli impegni presi durante la missione del novembre 2005 sono stati mantenuti. 

Il paese kankuamo è collocato nel versante sud orientale della Sierra Nevada, dipartimento del Cesar, nel nord della Colombia; una zona tra le più colpite dal conflitto sociale ed armato, e soprattutto dalla politica di "sicurezza democratica" promossa da Alvaro Uribe Velez.

La miscela di questi due gravi elementi ha fatto si che sono stati assassinati più di 115 membri della comunità solamente negli ultimi 3 anni, si è prodotta la detenzione arbitraria di più di 40 indigeni accusati di appartenere o fiancheggiare i gruppi insorti, dei quali 19 sono ancora detenuti, ed il trasferimento forzoso di centinaia di loro, situazione che si aggrava maggiormente per i ripetuti inadempimenti, da parte del governo nazionale e delle autorità locali, nell’applicazione delle misure Cautelative e Provvisorie, concesse dalla Commissione Interamericana per i Diritti Umani e dalla Corte Interamericana per i Diritti Umani, rispettivamente. 

La crisi umanitaria conseguente ha motivato la formazione di una commissione nazionale ed internazionale di accompagnamento sul campo che si è tenuta tra l’ 8 e il10 di novembre del 2005 e che ha visto la partecipazione di 18 organizzazioni sociali tra cui il Partito Verde Europeo, per un totale di 35 persone. 

Uno dei più importanti risultati di questa giornata, è stata la partecipazione ad una udienza con i kankuamos detenuti arbitrariamente, potendo verificare direttamente le condizioni infraumane della loro condizione carceraria dove è stato confermato "che il processo era basato solo su dichiarazioni senza nessun fatto concreto o prove contundenti che incriminassero gli uomini e le donne processati da leggi che non gli sono proprie e non appartengono alla loro cultura e tradizione”. Questa azione  ha contribuito alla liberazione di 16 indigeni, mentre altri 19 sono rimasti nelle carceri di Valledupar e Montería.


Dichiarazione congiunta della
IIa Missione di accompagnamento al Popolo Indigeno Kankuamo
della Serra Nevada di Santa Marta


Valledupar Colombia 18 luglio 2006


Come Organizzazioni Non Governative ed organismi nazionali e internazionli condanniamo con forza le ripetute violazioni al diritto internazionale umanitario da parte della Forza Pubblica dello Stato Colombiano che abbiamo potuto constatare direttamente nella Riserva Indigena Kankuama.

Siamo particolamente preoccupati per la militarizzazione dei territori, in aperta violazione della Costituzione Colombiana che riconosce le autorità indigene come legittime amministratrici dei propri territori.


ballo kankuamoDossier

Il genocidio del popolo Kankuamo: i guardiani delle Ande
Da Selvas.org  /  di Mailer Mattié
1 luglio 2005

Versione italiana di Loredana Stefanelli, revisione Daniela Cabrera  di Traduttori per la Pace

La cultura del popolo Kankuamo fu sul punto di scomparire del tutto nel XX secolo. Nonostante tutto, negli anni ottanta gli anziani lanciarono un appello per la ricostruzione culturale, dando inizio a un processo difficile e complesso di rivitalizzazione dell’identità indigena. Così, nel 1993 riuscirono a celebrare il loro Primo Congresso in cui stabilirono di lottare per il consolidamento delle loro istituzioni tradizionali e per la permanenza nel territorio. Attualmente, il popolo Kuankamo continua ad essere in pericolo esigendo, da parte dei gruppi armati, il rispetto della sua neutralità rispetto alla guerra che insanguina la Colombia.


madrePonencia

Pueblo Indígena Kankuamo: derechos humanos y megaproyectos

Jaime Enrique Arias, Cabildo Gobernador
Paris, 13 de abril de 2005

Los primeros padres espirituales, cuando todo estaba oscuro, en el plano donde nuestra vista no puede alcanzar, dieron origen al espíritu y al pensamiento: ellos crearon todo en espíritu, en el mundo no material, no eran gente, ni aire, ni cosa, solo una idea. Los primeros padres espirituales estudiaron la organización de la diversidad espiritual para poder llegar a formar el mundo físico antes de que amaneciera. La Sierra Nevada se formó al extenderse Serankua en forma de caracol o espiral a partir de la base hasta llegar a la cima de los Nevados y en cada uno de los puntos cardinales (Dibulla, Pozo Hurtado, Camperucho y Gáira) colocó un hombre para que la sostuvieran, los cuales a su vez son los dueños ancestrales de la Sierra.


indigeno kankuamoImmagini

Fotografie della IIa Missione di accompagnamento
da REDHER

Immagini varie
da Latin America Solidarity Centre  /  O.N.I.C.  / Selvas.org

 


[galleria fotografica]


E’ il Catatumbo, corazon!

logo sdb

foto

Non puoi andare per di lì. Ci hanno appena detto che per quella vereda di Mesa Rica due spezzoni dell’esercito si sono camuffati e agiscono come paramilitari. Un gruppo ha il bracciale delle nuove autodifese, Las Aguilas Negras, gli altri neppure quello. Ma hanno già segnalato alcuni contadini, mentre altri li hanno minacciati ed alcuni picchiati.
Ma devo fotografare, devo dimostrare che quello che dite è vero.
La verità serve viva. Quindi andiamo verso Las Aguadas, dove la comunità sta aspettando di poter raccontare quello che le è successo e di ascoltare le proposte per organizzarsi in una nuova forma, come potersi meglio difendere dall’avanzare dei progetti multinazionali che stanno arrivando in questo municipio scortati dai soldati. Sono già nella scuola riuniti e noi ti dobbiamo portare in moto.
[di óscar paciencia – Bogotà, 1 gugno 2006]

sdb

IMMAGINI DEL CATATUMBO
foto di óscar paciencia
maggio 2006

catatumbo

Informazioni sul Catatumbo
estratti dall’opuscolo
redatto da CISCA – MINGA

carlitos


La canzone di carlitos
Comunità di Maracaibo

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Cumbre Indigena e contadina. Cauca, La Maria Piendamò
Intifada colombiana

Comitato Carlos Fonseca – REDHER


cumbreLa storia comincia tanti anni fa è una storia antica, una storia che contrappone chi da sempre vive con la terra e per la terra ai latifondisti, alle imprese dell’oligarchia nazionale e le multinazionali straniere.

È una storia di spoliazione costante, di accordi non rispettati e di nuovi accordi che si fanno in nome del profitto di pochi a detrimento della vita di molti.

È la storia di armi che vengono spianate contro chi rivendica il proprio diritto alla vita.

A volte questo conflitto che serpeggia in america latina diventa palese e si manifesta in rivolte ma realmente l’anelo al cambiamento resta costante ed è portato avanti ogni giorno attraverso lo sforzo e il sacrificio di molti.

Questa precisazione è importante e necessaria perché troppo spesso siamo portati a vedere le cose sotto gli occhi del piccolo schermo, solo per episodi che appaiono slegati dal contesto, quasi fiammate isolate.

Fotografie della CUMBRE Indigena e Campesina nel Cauca, La Maria Piendamò
Comitato Carlos Fonseca – REDHER


Comunicati in spagnolo sulla CUMBRE del Cauca

Comunita’ Belasqueros – Flore Amarillo – Municipio di TAME (Arauca)

Parole di Dario, rappresentante indigeno 11 comunita’ U’wa e le 24 Guahibos.

 

Lunedi’ 1 settembre 2003

 

Faccio parte dell’asociazione di Cabildos a livello dipartimentale e di ASCATIDAR, ne sono il presidente e rappresento le 35 comunita’ di indigeni presnti nel dipartimento.

Qui, nel municipio di Tame esiste una problematica specifica, ma a esite anche un problema molto serio a livello di tutto il Dipartimento di Arauca. Esiste il problema del desplazamiento del popolo indigeno Iquani, nella zona di Betoyes.

Come hanno detto i compagni indigeni che mi hanno preceduto, non c’e’ rispetto verso di noi. Noi siamo una istituzione cosi’ come lo e’ il governo colombiano. Pero’, altrettanto, tra di noi non siamo stati in grado di conquistare una relazione mutua tra tutti i popoli indigeni. Questo avverra’ sicuramente perche’ come stanno oggi le cose, i governanti non rispettano il territorio indigeno, non rispettano la cultura, non rispettano la unita’, non rispettano la nostra autonomia, come popolo indigeno.

Noi siamo un solo popolo, che costruisce attraverso se stesso il proprio essere sociale di popolo indigeno. E non esiste solo il problema per gli indigeni, ma esistono anche i contadini, i settori sociali ed anche loro pagano le conseguenze di questa situazione: sono incarcerati. In questi giorni in Saravena hanno arrestato piu’ di un leader ed ora stanno nel carcere di Bogota’. Questo ci rende tristi. Stanno in Bogota’ senza nessuna colpa, perche’ il governo prende queste persone che come noi, non hanno fatto niente e li mette nella Picota (il carcere ndt), soffrendo. Dove ci stanno portando, a noi, come popolo, come contadini? A noi, popolo indigeno, i contadini ci hanno appoggiato molto. In passato ci sono state incomprensioni tra contadini e indigeni, pero’ adesso i contadini si sono relazionati con noi in una maniera molto buona.

Come hanno detto molto bene i Capitani e i compagni indigeni che hanno parlato prima di me, oggi perfino noi leader indigeni siamo minacciati dalla violenza. Noi non capiamo perche’ ci vogliono coinvolgere in questa guerra. La guerra non e’ tra di noi. La guerra e’ tra di loro. Si stanno uccidendo tra colombiani. Sono loro. Noi indigeni non sappiamo del perche’ di questa guerra. Noialtri non abbiamo fucili qui. Questo modo appartiene ad un’altra cultura. La nostra cultura, le nostre abitudini i nostri usi tradizionali sono diversi. Vedete delle armi qui? Noi non abbiamo armi! Appena le stampelle di questo signore (indicando un uomo a cui mancava una gamba e con le stampelle ndt).

Tutto quello che chiediamo a partire dal livello nazionale fino ad arrivare a livello internazionale e’ una commissione. Chiedere che altri fratelli di comunita’ indigene internazionali vengano a vedere la nostra condizione, a vedere il tipo di problema che sta’ nascendo a livello del dipartimento. Qui la situazione e’ molto critica. Noi non sappiamo con chi abbiamo a che fare e neppure comprendiamo il loro atteggiamento.

Lo stesso esercito, come ha appena terminato di dire chi mi ha preceduto, si veste da paramilitare!! E dicono che sono un Governo!! Ma anche noi siamo un Governo! Noi siamo una Nazione, da 512 anni di lotta. Facendola finita con il primo indigeno, la faranno finita con tutto, non solo gli indigeni… uccidendo gli indigeni anche il mondo morira’. Perche’ noi stiamo proteggendo la natura, il bianco non lo fa. Custodiamo il medio ambiente, la fauna, la flora. E sappiamo come farlo. Pero’ il bianco non custodisce. Lo stato non custodisce, la unica cosa che vuole e’ sempre piu’ denaro. Vuole distruggere. Vuole rendere sempre piu’ poveri i poveri. Vuole comperare piu’ armi per uccidere il suo stesso popolo. Noi indigeni non vogliamo questo. Non vogliamo questo presidente. La politia di Uribe e’ quella di farla finita. Farla finita con tutto. Noi lo sappiamo.

Ed oltre questo, c’e l’ ALCA. L’ ALCA e’ una impresa multinazionale la quale attraverso la legge, comincia a fare piani sul territorio indigeno. Questo noi non lo permetteremo. Per questo motivo abbiamo l’obbligo di unirci, avere piu’ forza. Pero’ non con le armi, noi lottiamo con la mente, con il nostro sentimento. Questo sentimento di lotta che ci portiamo dietro da 512 anni ci ha permesso di resitere come popolo indigeno.

Inoltre ci sono persone, diciamo i paramilitari, che vanno dicendo cose false. Per primo violano le donne, facendo cose sbagliate, che non devono fare. Cosa sta’ dunque succedendo? Stanno violando il diritto umanitario. Ma dove andiamo a finire per questa strada? Dove andiamo a finire noi, popoli indigeni? Come diciamo noi: nelle citta’ non possiamo vivere. Noi possiamo vivere solo sulla nostra terra, perche’ il nostro territorio e’ buono: quando c’e’ la terra c’e salute, c’e’ educazione, c’e’ produzione che permette di mantenerci, c’e’ la medicina tradizionale. Questo e’ quello che chiediamo: la terra e che abbiano rispetto. Noi siamo una autorita’ uguale alla loro. Siamo una nazione. Siamo pochi, ma siamo una nazione!