“Paz con hambre no hay”

cese al fuego bilateral

di Oscar Paciencia
Jamundí – 25 settembre 2017
“Con la fame non ci sará alcuna pace” dicono in coro gli abitanti del piccolo villaggio di Paimadó sulle rive del Medio San Juan a quaranta minuti di navigazione dal capoluogo municipale di Istmina. Loro non hanno bisogno di essere politologi, economisti o qualche altra specie di intellettuale per comprendere che, fino ad ora, gli accordi dell’Avana (tra governo e FARC-EP) non hanno mitigato le drammatiche condizioni di vita che patiscono da sempre. Loro questa miseria la vivono giorno dopo giorno sulla propria pelle.
Gli abitanti delle comunitá al bordo di questi fiumi – San Juan e Sipi – hanno imparato un’arte: quella di restare vivi, facendo lo slaloom tra fenomeni atmosferici sempre piú frequenti, devastanti e l’invasione delle multinazionali del saccheggio di acqua, oro, biodiversitá; tra la mancanza di maestri, professori, scuole e la speranza di non ammalarsi, perché se succede la sopravvivenza diventa un terno al lotto; tra le norme che mettono fuori legge le loro attivitá nelle piccole miniere artigianali di oro, del legname e la pretesa del governo di stroncare la coltivazione di coca senza proposte realistiche circa la sostituzione e redditivitá delle coltivazioni lecite; tra la violenza perpetrata da tutti gli attori armati e l’abbandono di uno stato famelico e arrogante.
E la fantasia per sopravvivere non si ferma a questo: in una comunitá hanno addirittura costruito il percorso che ha portato a far sedere uno di fronte all’altro un comandante dell’ELN ed uno dei paramilitari, obbligandoli a patteggiare il rispetto del territorio, delle persone e delle atttivitá economiche del luogo.

Immagini dal San Juan e Sipi

Immagini delle Comunitá sui Fiumi San Juan (Medio) e Sipi del Chocó
foto di Oscar Paciencia
13 – 19 settembre 2017
Chocó, il dipartimento piú povero ed abbandonato della Colombia. Le comunitá di Bebedó, Boca di Soruco, Primavera, Calle Fuerte, Paimadó, Negria, San Miguel, Sipi e Chambacu – tra le altre – concretizzano alla vista, al tatto e all’odore un mondo che si tenta nascondere. Esse mostrano l’affronto peggiore che uno stato possa infliggere ai propri cittadini: l’oblio.

Il mondo a parte di Buenaventura

Malecon y palafita

Palafitte costeggiano il moderno malecon (lungomare), non ancora terminato, parte del megaprogetto di ampliazione del terminal portuale di Buenaventura (dipartimento di Valle del Cauca). La dimensione di quest’ “opera” è proporzionale alla devastazione ambientale e sociale che ha prodotto e continua a produrre. Migliaia di abitanti (maggiormente afro, ma anche indigeni) sono stati privati delle loro (già misere) abitazioni (viviendas), e resi ancora una volta profughi . Come se non bastassero i paramilitari, la corruzione, la mancanza di lavoro e di acqua potabile, la povertà, l’inesistenza di congrue strutture sanitarie ed educative. Tutti motivi che hanno portato circa 3 mesi fa ad uno sciopero cittadino durato 22 giorni, estremamente partecipato, e naturalmente represso duramente dalle ‘forze dell’ordine’, terminato con un accordo che prevede l’investimento di circa 600 milioni di dollari. Si vedrà se questa volta lo Stato terrà fede ai propri impegni

Espacio Humanitarios

La presenza dei paramilitari in Buonaventura non è mai venuta meno. Molti gruppi in disputa per il territorio che nel tempo hanno cambiato nome, ma non la pratica di terrore, al servizio implicito di chi aveva l’interesse a fare in modo che la popolazione ‘liberasse’ il territorio per poterlo vendere sul mercato (legale e illegale). Nella parte dell’ “isola” di Buenaventura, a ovest sull’oceano, le comunità di desplazados residenti sono riuscite nel 2014 a dichiarare Punta Icaco e Puente Nayero come Spazi Umanitari (Espacios Humanitarios). Due ‘strade’ (ma chiamarle così é un eufemismo) di uno dei quartieri più poveri della città, dove fino a quel momento il controllo paramilitare era asfissiante, il pizzo da pagare per le piccole attività di pesca e del legname era costante ed esorbitante. Dove le persone recalcitranti al controllo venivano letteralmente fatte a pezzi nella ‘ casa de pique‘ (il ‘pique’ è il taglio che il macellaio fa alla carne), quindi gettati nel mare dentro sacchi di plastica). La casa di pique di Puente Nayera è stata buttata giù ed al suo posto è stata costruita un’altra vivienda. La gente ha ripreso a respirare: le difficoltà derivanti dall’abbandono statale continuano ad essere le stesse, ma almeno, in queste due strade, non vengono più terrorizzati ed assassinati.

Desplazados Uanan

La guerra (militare ed economica) continua a far fuggire le persone dai loro luoghi tradizionali. Tra questi ci sono le comunitá indigene (etnia Wounaan) di Chagpien-Tordó, Chagpien-Medio, Durapdur, provenienti dalla zona del Medio San Juan. Sono circa 200 persone ospitate in un palazzetto dello sport di Buenaventura che dal 20 febbraio scorso sopravvivono in condizioni precarie grazie a sporadici aiuti locali, l’interessamento di organismi per i diritti umani (Justicia y Paz) e a un flebile intervento dell’ ACNUR.
In un altro palazzetto dello sport si ritrovano 32 famiglie afro fuggite dalla loro comunitá di Cabezera, nel Litoral San Juan, da pochi mesi a seguito di scontri tra paramilitari, esercito e guerriglia dell’ELN. Hanno notizie che durante la loro assenza le case che hanno abbandonato vengono utilizzate dall’esercito che spesso ruba quello che trova.
Entrambi i gruppi sono intenzionati a ritornare. Mentre gli indigeni Wounaan hanno richiesto accompagnamento per il ritorno, gli afro di Cabezera sono determinati a ritornare anche senza la protezione dell’ ACNUR.
“Senza il calore umano il legno delle case si imputridisce” dice José Wilson Chamarra, secondo Governatore delle comunitá di Chagpien.

foto El mundo aparte de Buenaventura

Lungo i fiumi dell’ Alto Baudò

choco paradisoSui fiumi Munguidó e Baudó (Alto Baudó)
dal 16/31 agosto 2008
di Óscar Paciencia

Puó darsi. Potrebbe essere stato un paradiso con folta vegetazione, sorgenti d’acqua pura, panorami incontaminati, raggiungibili solo attraverso fiumi colorati di verde smeraldo, dove la gente viveva di pesca, coltivazione di platano, riso, frutta. Dove la convivenza tra afrocolombiani ed indigeni generava relazioni originali, permettendo alle tradizioni degli attuali discendenti degli schiavi importati dall’africa di rigenerarsi e mantenersi vive; così come alle varie etnie indigene, che da secoli popolano questi luoghi, di compenetrarsi alla natuara, in un tutt’uno vitale ed aperto al mondo esterno.
Tutto questo uno se lo puó immaginare (se ascolta i racconti dei vecchi di questi luoghi) oppure sognare (se si addormenta  sull’amaca, nel fresco della sera). Sicuramente però, da sveglio e cosciente, tutto questo appare oscurato, ricoperto di nebulosa fuliggine, dove le cose, le persone, i luoghi si intravedono appena, ricordo di un passato semiannegato e distrutto dal presente.
Senza acqua potabile, energia, fognature, case degne di questo nome; senza scuole, maestri e strumenti didattici; senza servizi sanitari, né piccoli né grandi; senza attivitá produttive che permettano poco piú che la sussistenza delle famiglie. Peró con un progressivo deterioramento delle acque fluviali; con tanta presenza della politicheria locale e nazionale in tempi elettorali; con grande invadenza delle multinazionali, per accaparrarsi l’acqua, le miniere e impiantare coltivazioni aliene a questi territori. Con tanta presenza di guerra, sfollammenti massicci, morti e feriti.
E in tutto questo, il colore della pelle, degli occhi, dei capelli, la forza delle braccia e la determinazione di donne e uomini sopravvivono (ma come fanno?), continuando nella ricerca dell’armonia, della giustizia sociale, della pace con dignitá ad urlare la loro esistenza.
Ascoltare e guardare per credere.


RogeliaINTERVISTA A ROGELIA MOSQUERA

Quibdó, 30 agosto 2008
Leader del movimento interetnico dell’Alto Baudó, ex docente di Chachajo, promotrice dell’occupazione pacifica del Municipio di Piè de Pató nel 2007, Rogelia rappresenta oggi il desiderio di liberazione e la lotta contro l’abbandono delle popolazioni di questi fiumi; sintetizza e con grande capacitá organizzativa ed una meravigliosa umiltá partecipa della resistenza civile.

audio audio Rogelia parte 1 [Español – 13′:27” – mgb 6.1]
audio audio Rogelia parte 2 [Español – 13′:32” – mgb 6.2]
audio audio Rogelia parte 3 [Español – 06′:59” – mgb 3.2]
audio audio Rogelia parte 4 [Español – 06′:21” – mgb 2.9]
audio audio Rogelia parte 5 [Español – 05′:27” – mgb 2.5]

Munguido
VIVERE LUNGO IL MUNGUIDÒ
Quibdó, 31 agosto 2008

Un membro di ASIPAB (Associazione Interetnica pe lo sviluppo dell’Alto Baudó), di ritorno da un viaggio lunfo il fiume Mungudò, appartenente alla capitale del dipartimento, Quibdò, descrive siteticamente quali sono i principali temi che affliggono le popolazioni di questo fiume


audio Intervista [Español – 10′:20” – mgb 4.7]


quibdo Quibdó è la capitale del Dipartimento del Chocó, cittá fluviale e sede, tra l’altro, di una diocesi molto combattiva per la salvaguardia dei diritti umani degli indigeni e degli afrocolombiani.

Los Andes Lungo il Fiume Munguidó vivono comunitá di afrodiscendenti nella piú completa miseria ed abbandono. L’acqua potabile, l’energia, la produzione agricola per il sostentamento delle famiglie sono spesso inesistenti.

Baudo Le cose non vanno meglio per le comunitá nere e indigene (Embera) che vivono lungo le rive del fiume Baudó nel municipio dell’Alto Baudó. E per questo nel novembre del 2007 hanno occupato per 13 giorni il Municipio di Piè de Pató.

Santander La comunitá Embera di El Morro, lungo una deviazione del Baudó cerca di conservare le proprie tradizioni in un abiente sociale spesso ostile, dove sono le donne a sopportarne il maggior peso. Ma lo fanno con una estrema dignitá.


Suarez

AFROCOLOMBIANI SI RIORGANIZZANO PER RESISTERE ALLA UNION FENOSA E ALLA KEDHADA (ANGLO GOLD ASHANTI)

di Óscar Paciencia
Yolombó, Suárez – Cauca. 27/31 luglio 2008

Nel nord del dipartimento del cauca, nei municipi di Suárez, Buonos Aires, Puerto Tejada, Villa Rica, Corinto, Miranda, Guachene, l’ 80% della popolazione é afrodiscendente, i loro antichi parenti erano gli schiavi portati in questa terra dall’Africa. Dagli anni sessanta a oggi queste terre che si sono conquistati con lunghe lotte e molto sangue versato, oggi vengono trasformate dall’invasione dei monocoltivazione Della canna da zucchero dei grande monopoli con la scusa che questo genererá impiego e sviluppo. Ma in realtá questo ha prodotto perdita della sovranitá alimentare, e sfruttamento per le persone che lavorano in questa industria le quali sono costrette a lavorare consecutivamente per 12 ore al giorno senza neppure ricevere il salario minimo previsto dalle leggi. Tutto questo ha causato una serie di problemi ambientali, sociali, culturali ed economici.

SuarezIMMAGINI DAL MUNICIPIO DI SUÁREZ
di Óscar Paciencia
Attivitá produttive dei contadini, dei minatori artigianali dell’oro, delle donne e del Consiglio Comunitario.Impianti della Diga Salvajina della Union Fenosa presidiata dall’esercito.
[foto]


Francia

INTERVISTA CON FRANCIA ELENA MARQUEZ
La neoeletta nella Giunta del Consiglio Comunitario del Corregimiento di La Toma racconta della realtá del municipio, di come le multinzionali dell’oro (Kedhada) e dell’industria elettrica (Union Fenosa) abbiano modificato a fondo le tradizioni e le abitudini degli abitanti afrocolombiani, oltre ad averli espropriati di terre e di risorse, minacciati, nel tentativo, remoto ed attuale, di farli abbandonare la zona. La nuova formazione del Consiglio Comunitario, struttura organizzativa degli abitanti di colore, riconosciuta dalla legge colombiana, si ricostituisce come strumento di lotta collettiva, per la difesa del territorio, della cultura e dell’economia tradizionale della popolazione afro.

Intervista a Francia – audio Parte 1 [ES] [8′:43” – 4.0 mgb]
Intervista a Francia – audio Parte 2
[ES] [2′:16” – 1.1 mgb]
Intervista a Francia – audio Parte 3
[ES] [2′:19” – 1.1 mgb]


Dirigente del PCN, organizzazione Afrocolombiana del Pacifico
Washington Vladimir Angulo sequestrato alla luce del sole
di Oscar Paciencia

Buneaventura soldatoIn pieno centro Bogotà, tra la settima e la 19, il 30 ottobre scorso, un gruppo di quattro uomini armati di pistole e mitragliette hanno sequestrato il dirigente del Processo delle Comunità Nere (PCN), attualmente residente nella capitale Colombiana, obbligandolo a salire su di un grosso suv con vetri oscurati. Per cinque ore lo tengono in loro possesso, fino a quando una telefonata che ricevono li fa desistere e lasciando libero Vladimir. A maggio di quest’anno il fratello di Washington Vladimir è stato ucciso da paramilitari presenti a Buenaventura, nel dipartimento di Valle del Cauca. Per quel motivo Vladimir si era trasferito a Bogotà.

Denuncia del PCN     [versione IT]   [version ES]


Buenaventura, il progresso del Terrore.
dalla rivista De Ver n. 113
BuenaventuraSfollamento interno di famiglie.

Sviluppo sfacciato del paramilitarismo. Guerra urbana.Genocidio di giovani afrocolombiani.
Traffico di droga: più di 400 crimini nel 2006.
Fallimento della ‘sicurezza democratica’ e dello Stato Comunitario. Minacce al Vescovo Héctor EPALZA

IL GENOCIDIO A BUENAVENTURA CONTINUA
Organizzazioni sociali del Pacifico  / DeVer 284
traduzione di Oscar Paciencia

donne pacificoSono sei anni che il Popolo AFROBONAVAENSE convive con il dolore e l’orrore di vedere i propri fratelli e sorelle assassinati, massacrati, fatti scomparire, attraverso migliaia di forme di sevizie e ferocia, senza che le istituzioni che rappresentano lo Stato a livello locale, regionale e nazionale, abbiano fatto nulla per prevenire, impedire, far giustizia di fronte a questo Genocidio.
L’ impunità è totale, non si conoscono i motivi, ne i responsabili materiali e intellettuali di questi crimini orrendi, come le 2644 vittime degli omicidi selettivi compiuti tra gli anni 2000-2005 e i 281 occorsi nell’anno in corso (fino al 18 luglio); una media di 80 – 90 persone fatte scomparire all’anno, si sommano ai massacri e ai trasferimenti forzati. Tutto questo colpisce profondamente la dignità e provoca il deterioramento del tessuto sociale, denigrando le pratiche tradizionali-culturali, in conclusione minacciando la stessa sopravvivenza delle popolazioni nere.


MORTE DEL FIUME ANCHICAYÁ
di Marblava
Traduzione di Oscar Paciencia
Bogotà 26 luglio 2006

achy_marIl servizio di energia elettrica in Colombia, negli anni sessanta veniva fornito dall’ Istituto Colombiano di Energia Elettrica. Agli inizi degli anni settanta questa entità passa alla Corporazione Elettrica della Costa Atlantica (CORELCO), impresa pubblica incaricata della generazione, trasmissione, distribuzione e commercializzazione della energia. Poco tempo dopo è venuta compromettendosi l’economicità di questa corporazione e lo stato decise di creare 5 nuove imprese, tra loro Electrocosta e Electrocaribe, mentre il CORELCO veniva divisa in CORELCO Generazione e CORELCO Trasmissione.


genteANCHICAYÁ NON PUO’ DIMENTICARE QUESTA BARBARIE
del Consiglio
Comunitario Maggiore del fiume Anchicayà
San José de Anchicayà  – 19 luglio 2006


donnanchi  Fotografie delle comunità di Anchica
  di Marblava
  Fiume Anchicayà  –  luglio 2006

 [foto]


Pacifico Nero
Le comunità dei fiumi Anchica
yá e Calima

                                        Me niego totalmente
                                        A negar mi voz
                                        Mi sangre y mi piel.

Y me niego totalmente
A dejar de ser yo
A dejar de sientirme bien
Cuando miro mi rostro en el espejo
Con mi boca totalmente grande
Y mi nariz totalmente hermosa
Y mis dientes totalmente blancos
Y mi piel valientemente negra

                                        Y me niego categoricamente
                                        A dejar de hablar
                                        Mi lengua, mi acento, y mi historia

                                        Y me niego absolutamente
                                        A ser parte
                                            De los que se callan
                                            De los che temen
                                            De los que lloran
                                        Porque me acepto
                                        Totalmente libre
                                        Totalemente negra
                                        Totalmente hermosa.

                                                                             (Me niego totalmente – Shirley Campbell)

Con il fiume sottosopra, profitto della multinazionale
Viaggio attraverso i fiumi Anchicayá e Calima. Buenaventura
di Julia e Oscar Paciencia

canoaChi vuole conoscere le condizioni di vita degli abitanti dei fiumi Anchicayá e Calima, dove il Processo delle Comunità Negre – PCN – lavora, deve partire da Buenaventura. Buenaventura è il porto marittimo più grande di Colombia, però l’accesso per via terra è reso difficilissimo per le frequenti frane che coinvolgono l’unica strada disponibile. Occorre munirsi di molta pazienza.
Per arrivare a Anchicayá, uno viaggia in carro colectivo (vetture di vario modello adibite al trasporto di persone, cose e animali), forando le gomme con la stessa frequenza delle frane, fino a Zabaleta. Lungo il cammino si incontrano molti soldati,a Zabaleta c’è un posto di blocco dell’esercito ai bordi del fiume.


bimbaFotografie delle comunità dei fiumi Anchicayá e Calima.
Frazione La Gloria di Buenaventura

di Oscar Paciencia